Talea dell’olivo: come si realizza questa tecnica di propagazione agamica?

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alberi di olivo

di Antonino Crapanzano

Avete mai pensato come potreste moltiplicare i vostri alberi di olivo?

Vi piacerebbe ottenere nuovi esemplari dai vostri olivi dei quali voi stessi vi siete presi cura?

E allora questo articolo potrà fare al caso vostro. Spiegheremo cosa è la talea dell’olivo, quali sono le sue caratteristiche, come si realizza e quali sono le migliori condizioni possibili delle quali questa tecnica di propagazione agamica necessita affinché riesca ad avere successo.

Indice

Cosa è la talea?

Con il termine talea si intende la tecnica di propagazione agamica nella quale viene innestata una porzione di ramo provvista di una o più gemme, chiamata marza, viene innestata su una talea, un frammento della pianta di olivo in questo caso, tagliato e posto nel terreno per farne rigenerare le parti mancanti e dare vita ad un nuovo esemplare.

Solitamente la talea è costituita da un rametto che radicherà nel terreno e il tipo di innesto che verrà effettuato è solitamente a doppio spacco inglese o a penna.

Questa tecnica presenta alcuni vantaggi rispetto all’innesto su semenzale:

  • minor tempo necessario per l’attecchimento dell’innesto;
  • le nuove piante prodotte saranno caratterizzate da una maggiore uniformità genetica del portinnesto, si eviterà quindi la presenza di differenze biologiche e agronomiche dovute all’eterogeneità dei semenzali.

L’utilizzo della talea nella propagazione dell’olivo è mutato nel tempo in quanto ha subito una importante evoluzione dovuta principalmente al diverso stadio differenziazione dei tessuti pertanto, da una talea legnosa, utilizzata decenni fa, si è passati all’utilizzo di una talea semilegnosa con tessuti non ancora del tutto lignificato.

Per talea semilegnosa dell’olivo si intende una porzione di germoglio di un anno, robusto e differenziato, prelevato da una zona ben soleggiata della chioma di piante madri di origine nota, sane, di media vigoria e in buono stato di salute, costituite da 4-5 nodi e di lunghezza compresa fra 15 e 20 cm.

A differenza della talea legnosa utilizzata per la propagazione dell’olivo che presentava alcuni limiti, come il tempo necessario per ottenere una nuova pianta e la difficoltà di reperire il materiale di partenza, la talea semilegnosa consente agli ulivi di entrare in produzione già dopo 2-3 anni dall’impianto.

Iniziato negli anni ’50, l’utilizzo della talea semilegnosa in ambito vivaistico presenta numerosi vantaggi nonostante la sua minore capacità di radicazione e la necessità, dovuta alla presenza delle foglie, di mantenerla in un ambiente ad umidità relativa costante:

  • elevata qualità biologica e agronomica;
  • realizzazione di più cicli di produzione durante l’anno con tempi e costi di produzione inferiori rispetto all’innesto;
  • buon equilibrio di sviluppo dell’apparato radicale e della chioma;
  • uniformità genetica delle piante prodotte;
  • possibilità di produrre grandi quantità di piante.

Come si realizza la talea dell’olivo?

Dopo aver prelevato un rametto (o talea) della lunghezza di circa 15-20 cm e con 4-5 nodi, dall’albero di olivo, alla sua base verrà effettuato un taglio in senso orizzontale poco sotto il nodo e verranno eliminate le foglie dei due nodi subito sopra mentre nei due nodi sovrastanti, le foglie saranno lasciate.

La talea che viene così ottenuta verrà immersa in una soluzione idroalcolica contenente fitoregolatori chiamati ormoni di radicazione o auxine. Dopo aver stimolato la capacità rizogena della talea, quest’ultima verrà spostata e posta in un vaso contenente substrato inerte (o sterile) generalmente costituito da perlite o agriperlite.

Il ramo verrà messo ad attecchire e sarà coperto per circa tre quarti della sua lunghezza mentre la restante parte, che resterà fuori terra, svilupperà le nuove foglie. Per impedire la sua essiccazione, a causa della perdita di umidità dal taglio superiore, quest’ultimo verrà sigillato con un prodotto cicatrizzante per innesti.

Solitamente dopo circa 70-90 giorni dalla loro messa a dimora, la talea dell’olivo sarà già radicata e avrà sviluppato un apparato radicale che gli permetterà di svilupparsi in maniera autonoma e di provvedere alla crescita della nuova pianta. Solo gli esemplari più sviluppati saranno selezionati e rinvasati in un substrato di pomice e torba.

talea olivo

Il terriccio

Il terriccio ideale utilizzato per la talea dell’olivo è un terriccio calcareo che sarà formato in parte da terra di orto, in parte da torba e la restante parte sarà costituita da stallatico maturo; il tutto sarà messo in un vaso di adeguate dimensioni

Il vaso, dopo essere stato posto in un ambiente idoneo, all’estremità esterna dovrà essere sigillato con del mastice vegetale per impedire l’ingresso ai parassiti che potrebbero danneggiare la nuova talea appena messa a dimora.

La talea che è stata trattata in questo modo, potrà emettere dei nuovi germogli entro l’estate o riposare fino alla successiva stagione e finché il rametto si presenterà di colore grigio chiaro sarà ancora in grado di emettere nuovi germogli e nuove radici.

L’ambiente ideale per la talea dell’olivo

L’ambiente nel quale dovrà essere posta la giovane talea dovrà essere, innanzitutto, ombreggiato e protetto, dovrà essere dotato di un impianto di riscaldamento e di un adeguato sistema di irrigazione che permetta sempre una ottimale condizione di umidità ambientale, irrorando le foglie con acqua nebulizzata.

Trattamenti alla talea dell’olivo

Sulla talea dell’olivo utilizzata per la propagazione possono essere effettuati diversi trattamenti con scopi differenti. Nel caso in cui non si abbiano sufficienti garanzie sullo stato di salute della pianta madre dalla quale si preleva la talea, si potrà eseguire un trattamento fungicida a scopo preventivo per evitare l’insorgenza di malattie.

Questo trattamento sarà efficace sia nei confronti della parte di talea immersa nel substrato sia nei confronti della parte aerea in quanto le foglie saranno soggette ad abscissione.

Il trattamento viene eseguito immergendo la talea in una soluzione fungicida, all’interno di un contenitore di dimensioni appropriate e quando la base della talea comincia ad asciugarsi, potrà essere eseguito un trattamento auxinico.

Lo scopo del trattamento auxinico sulla talea dell’olivo è quello di stimolare la sua capacità di rizogenesi, essendo ormai nota l’efficacia delle auxine sin dagli anni ’30. In questo processo è molto importante, però, che la talea stessa abbia già una sua naturale capacità a produrre radici avventizie sulla quale l’auxina avrà un effetto amplificatore.

Per questo motivo è molto importante conoscere l’epoca nella quale lo stato fisiologico dei tessuti sia favorevole alla rizogenesi, poiché in assenza dell’attitudine naturale della talea, le auxine non saranno in grado di formare nuove radici.

Infine, dobbiamo dire che i trattamenti auxinici possono determinare numerosi vantaggi sulla qualità della radicazione, entro certi limiti, anche sulle varietà che hanno una elevata attitudine rizogena.

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Talea dell’olivo: come si realizza questa tecnica di propagazione agamica? ultima modifica: 2019-10-04T13:01:51+00:00 da Antonino Crapanzano

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