Coltivare il cavolfiore: tecniche e segreti per un’ottima resa

coltivare il cavolfiore

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In questo articolo, ti illustriamo tutte le tecniche e ti riveliamo tutti i segreti per coltivare il cavolfiore e avere un’ottima resa.

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Indice

Il cavolfiore (Brassica oleracea botrytis)

Come sempre, per capire le necessità della pianta, bisogna partire con il conoscere le sue origini. Il cavolfiore, innanzitutto, appartiene alla famiglia delle Crucifere (come il cavolo, la rapa, il ravanello, ecc.). È originario del Medio Oriente. Il suo nome deriva da 2 parole latine: caulis, che significa “fusto”, e floris, che significa “fiore”. La sua coltivazione è molto semplice da eseguire, anche se leggermente più complessa di quella del cavolo e del broccolo.

È stato importato in Europa dagli Arabi intorno al 1.000 a.C. e da allora si è diffuso in tutto il continente, a partire dalla Spagna. Durante il 1700 veniva coltivato in tutta Europa soprattutto negli orti urbani e in quelli vicini alle città. Solo alla fine del 1800 scorso si cominciò a coltivare il cavolfiore in pieno campo, tanto da farlo diventare in breve tempo uno degli ortaggi più apprezzati dai consumatori. Oggi il cavolfiore viene coltivato in pieno campo soprattutto nelle regioni centro-meridionali, mentre negli orti familiari lo si può trovare un po’ in tutta Italia.

Esigenze ambientali

Per coltivare il cavolfiore dobbiamo assolutamente rispettare le sue esigenze ambientali, in ambito di terreno e di clima. Il cavolfiore, infatti, preferisce un clima temperato-fresco, ma non tollera temperature al di sotto di 0 °C. Le gelate possono infatti danneggiare in modo irrimediabile la pianta, per cui durante l’inverno, nelle zone dove questa stagione è particolarmente fredda, va protetta adeguatamente. È invece meno sensibile ai danni provocati dalle alte temperature.

coltivare il cavolfiore

Le temperature ottimali per la germinazione e per le fasi iniziali della crescita sono comprese tra 20 e 23 °C. Al di sotto dei 5 – 6 °C lo sviluppo di questa pianta si arresta. Durante l’emissione delle infiorescenze, il cavolfiore preferisce invece temperature più basse, intorno ai 12 – 15 °C.

Il terreno ideale su cui coltivare il cavolfiore E quello di medio impasto tendente all’argilloso, purché non diventi compatto e non si creino ristagni d’acqua. Quest’ultimi infatti possono provocare molteplici malattie al cavolfiore. L’acqua in eccesso presente nel solo, quindi, non deve permanervi ma deve essere smaltita velocemente in profondità. Il terreno deve essere inoltre ben dotato di sostanza organica. Il pH ottimale compreso tra 6,5 e 7,2, cioè neutro.

Le varietà principali

A seconda della durata del ciclo di coltivazione si distinguono tre gruppi principali di varietà. All’interno di essi le differenze sono date dal colore delle infiorescenze, che può essere bianco, violetto o verde.

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  1. Varietà precoci: comprendono tutte quelle varietà che maturano dalla metà di settembre alla metà di novembre. Le più importanti sono: Precoce di Jesi (colore bianco avorio), Palla si neve (colore bianco candido), Idol, Preco di Toscana, Corella, Perla, Serrano e Snow crown.
  2. Varietà a maturazione media: comprendono tutte quelle varietà che maturano dalla metà di novembre alla metà di gennaio. Le più importanti sono: Gigante di Napoli, Violetto di Sicilia (colore violetto e molto resistente ai trasporti), Verde di Macerata (colore verde chiaro), Ardego, Siria, Nautilus e
  3. Varietà tardive: comprendono tutte quelle verità che maturano oltre la metà di gennaio. Le più importanti sono: Gigante di Napoli febbrarese, Gigante di Napoli tardivo, Tardivo di Fano (molto resistente al freddo), Tardivo di Pisa (colore verde chiaro), Arthur, Snow prince e Stella.

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Il terreno

All’inizio dell’inverno, il terreno deve essere preparato con una buona aratura profonda circa 30 cm e poi successivamente affinato e pareggiato prima con una erpicatura e poi con una rullatura. Per quanto riguarda quest’ultima operazione, bisogna fare molta attenzione in quanto i terreni argillosi possono compattarsi ancor di più e provocare così ristagni di cui abbiamo parlato sopra.

Coltivare il cavolfiore e la sua semina

Coltivare il cavolfiore vuol dire anche partire con la semina più appropriata a seconda della varietà scelta. I cavolfiori, infatti, possono essere seminati in 2 modi diversi, a seconda se la varietà scelta è precoce o tardiva.

  1. Semina in pieno campo: è adatta alle specie più tardive e va effettuata nei mesi di marzo e aprile. I semi vanno distribuiti a distanze ravvicinate in solchetti, profondi circa 5 mm, lasciando uno spazio di circa 70-80 cm tra le file. In seguito occorre ricoprire i solchetti con della terra e pressarla leggermente per farla aderire bene ai semi.
  2. Semina in ambiente protetto: è adatta per le varietà precoci e di media maturazione. Queste vanno seminate in un cassone non riscaldato, cioè in un letto freddo, da metà settembre a metà ottobre. Possono essere seminate anche a gennaio o febbraio, ma in un letto caldo, ovvero in serra. In entrambi i casi, i semi vanno distribuiti in modo uniforme e piuttosto vicini, lasciando circa 10 cm di distanza tra le file. Successivamente, quando le piantine sono alte circa 10-15 cm e hanno sviluppato 6-7 foglie, si dovrà effettuare il trapianto in pieno campo. In questo caso, è probabile che si debba adottare dei mezzi di protezione contro le basse temperature.

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La concimazione

In generale, tutte le Brassicacee sono piante molto esigenti in fatto di fertilità del terreno e quindi anche la coltivazione del cavolfiore richiede un’abbondante concimazione. Questa deve avvenire seguendo le quantità riportare di seguito, che si riferiscono ad ogni metro quadrato di terreno:

Azoto (N): 14 g
Fosforo (P2O5): 8 g
Potassio (K2O): 16 g

Per conoscere proprio tutti gli estremi della coltivazione del cavolfiore, ti consiglio di dare un’occhiata anche alle malattie a cui questa pianta orticola può andare incontro.

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Coltivare il cavolfiore: tecniche e segreti per un’ottima resa ultima modifica: 2018-04-23T06:46:02+00:00 da Elia Valmori

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