Agricoltura preistorica: nel Sahara 10000 anni fa l’uomo coltivava cereali

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Dopo avervi fatto conoscere qual era l’aspetto della frutta e verdura tanti millenni fa ecco un’altra sorprendente notizia in tema di agricoltura preistorica!
Esistono le prove che 10000 anni fa, quando il deserto del Sahara era verde e popolato, gli uomini coltivavano piante e cereali selvatici, li immagazzinavano e li mangiavano dopo averli cotti in contenitori di ceramica.

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Lo studio italiano che combina archeologia e botanica

In quasi vent’anni di scavi in un’area desertica della Libia sud-occidentale archeologi e botanici della Sapienza Università di Roma, coordinati dal prof. Savino di Lernia, hanno raccolto migliaia di reperti botanici che sono poi stati analizzati da parte della prof.ssa Anna Maria Mercuri del Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
I risultati delle loro ricerche sono stati pubblicati sulla rivista Nature Plants e sono un’evidenza archeobotanica talmente straordinaria in ambito di agricoltura preistorica che ha permesso ai ricercatori italiani di guadagnarsi persino la copertina del numero di febbraio 2018 della prestigiosa rivista scientifica internazionale!

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Fonte: Savino di Lernia, Dipartimento di Scienze dell’antichità, Sapienza Università di Roma

Dalla coltivazione nel “Sahara verde” allo stoccaggio nella caverne

Nel sito archeologico di Takarkori sono stati rinvenuti in buono stato di conservazione oltre 200000 semi di cereali selvatici precursori di miglio e sorgo e di diverse piante selvatiche infestanti, quelle che per l’agricoltura moderne sono delle “erbacce”, distribuiti in circa 30 piccole concentrazioni circolari.
I semi sono stati datati al carbonio-14 e i risultati delle analisi effettuate dalla prof.ssa Anna Maria Mercuri sono la prova di circa 4000 anni di pratiche di coltivazione, manipolazione e stoccaggio di diverse piante selvatiche quando ancora non erano state domesticate dai cacciatori-raccoglitori africani.

Stefano Vanin, entomologo esperto in archeologia e analisi forensi dell’Università di Huddersfield, è intervenuto nello studio analizzando un gran numero di reperti botanici e ha escluso che questi cumuli di sementi, ognuno contenente una tipologia specifica di semi, fossero opera di formiche preistoriche, insetti da sempre abilissimi a trasportare semi.
L’immagazzinamento dei semi e la suddivisione in punti diversi è responsabilità senza dubbio degli uomini.

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Semi trovati nel sito archeologico di Takarkori (Fonte: Savino di Lernia, Dipartimento di Scienze dell’antichità, Sapienza Università di Roma)

La cottura delle piante in recipienti ceramici

Un altra grande novità di questa ricerca, confermata dall’Università di Bristol, è che molti frammenti di materiale ceramico ritrovati sotto la roccia di Takarkori e nella grotta di Uan Afuda, contengono senza dubbio alcuni resti di una “zuppa” a base di piante acquatiche.
Una scoperta inattesa che attesta che oltre al già noto consumo di piante e cereali misti cotti insieme a cibi di origine animale, quali il latte, in quell’epoca l’uomo era solito preparare decotti a base di sole piante intere, soprattutto acquatiche, probabilmente per scopi medicinali.

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Antichissimo vasellame trovato nel deserto libico presso la roccia di Takarkori (Fonte: Savino di Lernia, Dipartimento di Scienze dell’antichità, Sapienza Università di Roma)

Cosa ci raccontano le “erbacce” di 10000 anni fa

Dall’analisi dei semi risulta che le piante coltivate fossero cereali selvatici, ciperacee e alcune piante acquatiche.
Questa affascinante ricerca archeobotanica dimostra che la selezione di piante per scopo alimentare, in quel periodo storico, non era rivolta alla ricerca dei connotati delle moderne piante addomesticate (come la produzione di frutti grandi che, giunti a maturazione, non cadono da soli) e che quelle che oggi sono piante domestiche allora non erano quelle più adatte a soddisfare le sfide che in agricoltura dovevano affrontare gli abitanti del “sahara verde”.

Perché i primi agricoltori preistorici coltivavano piante selvatiche infestanti, non domesticate?

Quelle antiche “erbacce” possedevano le stesse caratteristiche di selvaticità “moderne” che a quei tempi garantivano una produzione molto elevata di semi, che si diffondevano molto velocemente, e un’eccezionale rapidità nello sviluppo della piante, che era molto produttive e necessitavano di poca acqua.

Laura Cannarella

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Agricoltura preistorica: nel Sahara 10000 anni fa l’uomo coltivava cereali ultima modifica: 2018-04-01T09:00:40+00:00 da Noisiamoagricoltura

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