Biochar: il carbone vegetale agricolo è una risorsa per l’agricoltura?

biochar

Uno dei più grandi problemi del mondo che l’agricoltura contribuisce ad aumentare è l’emissione di CO2 nell’atmosfera.

L’anidride carbonica continua a rovinare giorno dopo giorno il mondo in cui viviamo, soprattutto per le produzioni delle attività umane.

Il settore agricolo è uno dei più colpevoli in questo senso.

L’uso delle arature profonde, delle vangature e delle fresature, porta l’esposizione dell’humus all’aria. Quest’ultimo, a contatto con l’ossigeno, viene ossidato e trasformato in CO2.

Anche l’uso di sostanze chimiche per la concimazione apporta un notevole quantitativo di anidride carbonica nell’aria.

Oggi più che mai bisogna ricorrere a soluzioni alternative che riducono la presenza di anidride carbonica dal suolo all’atmosfera.

Una di queste soluzioni, sempre più apprezzata dagli agricoltori, è il biochar, comunemente conosciuto anche come carbone vegetale attivo o carbonella.

Vediamo insieme di cosa si tratta e quali benefici può realmente apportare.

Indice

Il biochar: in cosa consiste?

terra nera

fonte: livezone24

Secondo la definizione dell’European Biochar Certificate, il biochar è un materiale eterogeneo ottenuto tramite pirolisi di biomassa prodotta in modo sostenibile, in condizioni controllate e con tecnologia pulita.

Analizziamo questa definizione punto per punto.

Con materiale eterogeneo si intende un prodotto composto naturalmente da diversi sistemi minerali e aromatici, quindi ricco di sostanza organica e di nutrienti diversificati.

Il procedimento utilizzato per ottenere il biochar è la pirolisi, ossia la decomposizione di materia organica ottenuta attraverso l’applicazione di calore e in assenza di ossigeno.

In altre parole, il biochar si ottiene tramite combustione della sostanza organica. Una combustione che, però, deve essere effettuata in assenza di ossigeno.

In questo modo, infatti, il calore scinde la sostanza organica in molecole più semplici, senza produrre elementi gassosi come l’anidride carbonica.

La biomassa è l’insieme di scarti vegetali e animali comunemente chiamati sostanza organica. Ne sono un esempio gli scarti alimentari della cucina o le foglie raccolte dopo la caduta.

Origini del biochar

Per risalire alle prime forme di carbone vegetale attivo, che all’epoca non aveva sicuramente questo nome, dobbiamo guardare indietro agli indigeni dell’Amazzonia, denominata la “terra nera degli indigeni”.

Siamo alla fine dell’800 quando gli esploratori americani scoprono che questi terreni scuri sono particolarmente fertili.

La spiegazione di questa fertilità del suolo è da ritrovare nell’usanza degli indigeni di interrare le ceneri, prodotte dalla combustione dei rifiuti organici, dentro il terreno.

Concimare con la cenere è una tecnica utilizzata anche oggi. Leggi di più sul nostro articolo “Concimare con la cenere: tutti i segreti e le proprietà“.

Ad oggi una buona parte di questi terreni, nonostante non sia più coltivata con le stesse modalità, continua ad avere quasi la stessa fertilità di allora, segno che questa forma di fertilizzazione ha un potere davvero molto alto.

Altri esempi di carbone che migliora la fertilità del suolo li ritroviamo in Giappone e in Galizia, con altre “terre nere”.

Nel primo caso, la presenza di carbone è data dalla presenza dei residui di biomassa organica colpiti dalle ceneri roventi delle eruzioni. In Galizia, invece, sono risultato di incendi naturali di circa ottomila anni fa.

Vantaggi del biochar

carbone vegetale

L’uso del biochar nei terreni agricoli apporta una lunga serie di vantaggi, sia per il terreno stesso che per le tasche dell’agricoltore che utilizza il carbone vegetale attivo nelle sue coltivazioni.

Ridurre la funzionalità del biochar solo al suo ruolo di ammendante, ossia di migliorare le caratteristiche fisiche del suolo, è poco gratificante rispetto a tutto ciò che il biochar può fare su un terreno agricolo.

Ecco alcuni aspetti salienti che lo rendono molto conveniente ed efficiente:

  • aiuta il terreno a sopportare meglio i cambiamenti climatici;
  • conferisce una migliore struttura a tutti i tipi di terreno, anche quelli pesanti e argillosi;
  • aumenta la capacità di campo;
  • diminuisce la forza di trazione;
  • aumenta la fertilità del terreno;
  • migliora il pH del suolo;
  • aumenta l’efficienza della fotosintesi, come conseguenza diretta al miglioramento della fertilità;
  • diminuisce la produzione di carbonio, con un minore impatto sull’emissione nell’atmosfera;
  • è più economico e commerciale rispetto alla produzione di biocombustibili.

Svantaggi del biochar

Parlare in assoluto degli svantaggi legati all’uso del biochar è improprio.

Se utilizzato in maniera corretta, il carbone vegetale attivo può avere solo un impatto positivo sui nostri terreni.

Tuttavia il biochar è un materiale molto variabile, perché ogni combustione può dar vita ad un risultato diverso in termini di nutrienti presenti all’interno.

Ad incidere maggiormente sugli effetti del biochar all’interno dei terreni è la presenza di azoto, solitamente molto alta. Per migliorare il rapporto tra carbonio e azoto, si può aggiungere dell’ammoniaca durante la fase di pirolisi – prodotta proprio durante il procedimento stesso – o aggiungere derivati dell’ammoniaca alla fine del processo.

Per dare i risultati migliori è inoltre più opportuno distribuire il biochar negli strati più superficiali del terreno.

Qui sono concentrate la maggior parte delle radici delle piante, anche di quelle che non ramificano in profondità, e il biochar è direttamente disponibile anche per loro.

 

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Biochar: il carbone vegetale agricolo è una risorsa per l’agricoltura? ultima modifica: 2019-05-04T16:29:20+00:00 da Simona Ruisi

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