Occhio di pavone o Cicloconio: descrizione e cura della malattia

occhio di pavone

Sicuramente conosci già l’occhio di pavone e sai di quale malattia si tratta. Ma sei sicuro di sapere proprio tutto e come si cura? Oggi parliamo dell’occhio di pavone.

occhio di pavone

Indice

Olivo (Olea europea)

L’olivo è la specie più conosciuta della famiglia delle Oleacee. In base agli studi più recenti si ritiene che questa pianta sia originaria dell’altopiano etiopico.

Già questo ci può far capire le necessità ambientali dell’olivo e i rischi a cui, causa il clima del nostro paese, può andare incontro.

L’olivo per crescere richiede molta luce: predilige quindi una posizione soleggiata. Non tollera l’ombra neppure per poche ore al giorno.

Nell’Italia meridionale può essere coltivato anche in collina, purché ad altitudini non superiori ai 500 m, dato che non resiste al freddo: durante l’inverno è sufficiente che la temperatura scenda di poco sotto gli 0 °C affinché l’olivo subisca gravi danni.

In questa stagione, infatti, esso non perde le foglie e non entra nello stadio di riposo vegetativo.

Il terreno più adatto per la crescita di questa pianta è fresco, ricco di sostanza organica e piuttosto neutro: il pH ottimale è compreso tra 6,5 e 7,5.

L’olivo cresce in modo stentato nei terreni molto ricchi di argilla, poiché non tollera bene i fenomeni di ristagno idrico che frequentemente si verificano sulla superficie di questo tipo di suolo.

Se ciò avviene, il quantitativo d’acqua superiore alla capacità di campo può provocare l’asfissia delle radici e, conseguentemente, la morte della pianta.

Occhio di pavone o Cicloconio

L’Occhio di pavone è la più importante e comune malattia presente nel nostro paese.

È provocata da un fungo, lo Spilocaea oleaginea o Cycloconium oleaginea. Si manifesta sull’olivo colpendo soprattutto le foglie, ma anche i rametti e i frutti.

Sulle foglie compaiono macchie tondeggianti, di circa 10 mm di diametro, di colore grigio e contornate da una banda brunastra.

Nei periodi più caldi, attorno al bordo della macchia, compare un alone giallo.

L’insieme, composto dalla macchia e dall’alone giallo, crea un’immagine che ricorda un po’ quella degli “occhi” delle code del pavone, da cui prende quindi il nome questa malattia dell’olivo.

occhio di pavone

Il danno

Tale anomali delle foglie porta inevitabilmente ad una diminuzione, se non addirittura all’assenza, dell’importantissima attività fisiologica che prende il nome di fotosintesi clorofilliana.

Tale danno si traduce in una riduzione di tutte le altre attività che dipendono dalla fotosintesi, quale, per esempio, anche la crescita dei frutti.

Le foglie colpite cadono dopo un certo periodo, fino a defogliare la pianta. Quest’ultima deperisce e riduce la produzione di altro materiale vegetale.

I rametti vengono attaccati soprattutto nella parte erbacea. Il sintomo si manifesta con maculature analoghe a quelle delle foglie.

I frutti manifestano solo occasionalmente la sintomatologia descritta finora. Se ciò dovesse comunque accadere, si possono notare sulle olive delle piccole macchiette, di qualche mm di diametro, lievemente infossate e di colore bruno.

Cause

Le maggiori infestazioni da Occhio di pavone si hanno nelle zone olivicole più settentrionali.

Questo non è un caso, se si pensa al tipo di clima di queste regioni.

Le basse temperature e l’alta umidità presente all’interno dell’agroecosistema oliveta tendono a favorire la proliferazione del fungo dell’Occhio di pavone.

Molto spesso, anche l’erba alta sotto chioma provoca il ristagno di umidità, quindi fornisce un ambiente ideale al patogeno.

Le infezioni, inoltre, che avvengono soprattutto durante il periodo primaverile e quello autunnale, sono favorite da periodi di pioggia; infatti, affinché l’infezione possa incombere, occorrono 2-3 giorni di pioggia con temperature superiori a 5 °C (Marcon, 2013).

Ciclo biologico

L’Occhio di pavone si mantiene attivo per tutto l’anno, anche se, in determinati periodi, può assumere uno stato di “riposo” (quiescenza) nei periodi molto caldi e siccitosi e in inverno, a seguito di forti abbassamenti di temperatura.

La penetrazione del patogeno avviene all’interno delle foglie, stabilizzandosi sotto la cuticola.

Il periodo di incubazione varia da un paio di settimane ad alcuni mesi.

L’avvenuta infezione, non ancora manifestatasi, è tuttavia rilevabile con l’immersione delle foglie in una soluzione al 5% di idrossido di potassio (KOH) oppure di idrossido di sodio (NaOH), per alcuni minuti.

Le foglie, in questo caso, sono infette se compaiono delle macchie tonde sulla pagina superiore.

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Cura

La cura contro l’Occhio di pavone è, oltre che preventiva (come il taglio dell’erba sotto chioma), prettamente di tipo chimico, ma solo una volta raggiunta la giusta soglia di intervento.

La prassi più corretta prevede un campionamento delle foglie per stabilire la percentuale di quelle colpite. Nel caso in cui si arrivi al 30-40% di foglie infette, allora si può rendere necessario il trattamento solo nel caso in cui ci siano le condizioni ambientali favorevoli alla propagazione del fungo (pioggia, umidità elevata, ecc.).

In questi casi si consigliano 2 trattamenti:

  1. Il primo, a fine inverno o all’inizio della primavera (febbraio-marzo);
  2. Il secondo, in autunno (ottobre).

Per i trattamenti che andrai ad utilizzare, ricorda di utilizzare esclusivamente prodotti chimici registrati e di leggere in modo corretto l’etichetta del prodotto. Ne va della tua vita.

Ora sai proprio tutto sull’Occhio di pavone!

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Occhio di pavone o Cicloconio: descrizione e cura della malattia ultima modifica: 2018-08-13T12:54:46+00:00 da Elia Valmori

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