Emergenza siccità, tutta l’Italia in ginocchio

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Caldo ininterrotto, temperature che sfiorano i 40 ° gradi e precipitazioni nulle.

È questo il quadro generale dell’Italia nel pieno dell’estate 2017.

Una sola sentenza non ci resta che dire: l’Italia è a forte rischio siccità dopo un inverno poco piovoso e una primavera dalle temperature già estive con conseguente estate torrida.

Sono i dati i primi a parlare;  già a maggio le precipitazioni erano dimezzate rispetto alla media stagionale (-51%) e già questo ha messo a rischio i raccolti, creando un vero e proprio stato di emergenza.

Ovviamente la prima a subirne le conseguenze è l’agricoltura; le riserve idriche in molte regioni sono scese sotto il livello di guardia, anche perché pure marzo e aprile avevano registrato piogge inferiori alle medie (-40,3% e -52,3%).

Il problema si ripercuote in tutta la penisola e non mancano gli appelli urgenti da parte delle singole regioni  al governo per attuare rimedi.

“E’ necessario attivare tutte le forme possibili per poter ristornare i danni che stanno subendo le aziende, i maggiori costi e le mancate produzioni. Inoltre devono essere trovate forme urgenti per mettere a disposizione acqua alle aziende agricole per le colture più in difficoltà e attivare delle deroghe per affrontare questa fase di emergenza, anche perché stando alle previsioni stagionali si annuncia un perdurare di caldo estivo senza precipitazioni”.

Sono queste le parole del presidente Cia Toscana, Luca Brunelli.

Dalla Toscana, all’Emilia Romagna : “Se questa situazione di siccità persisterà a lungo e non sarà possibile irrigare facilmente e con continuità i campi, oltre all’emergenza in corso per le colture seminative e orticole, ce ne sarà una nuova e ancor più grave per la raccolta della frutta e la vendemmia”.

E’ questo l’allarme lanciato da Carlo Piccinini, presidente Fedagri/Confcooperative Emilia-Romagna, che mette in guardia dal rischio burocrazia.

Queste voci riecheggiano in tutto il territorio e i rischi per la produzione sono veramente consistenti.

La stessa Coldiretti annuncia:  “Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull’agricoltura italiana perche’ si moltiplicano gli sfasamenti stagionali e gli eventi estremi con precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal maltempo al sereno. Siccità e bombe d’acqua, ma anche gelate estreme e picchi di calore anomali si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola sconvolgendo i normali cicli stagionali”.

Conserve Italia, ad esempio, ha già tagliato oltre 300 ettari di mais nell’areale piacentino, annunciando anche una resa produttiva inferiore del 20% per la raccolta del pisello in corso, riduzione che in alcune aziende tocca quote del 40 e 50%.

Anche in Umbria, i girasoli e il granoturco stanno seccando, ma in difficoltà sono anche ampie aree del Lazio dove è già scattata la turnazione su tutti gli impianti irrigui dell’Agro Pontino.

In Campania e nello specifico nel Cilento, nell’Alento e nella piana del Sele ci sono seri problemi per gli ortaggi e la frutta.

Problemi di produzione anche per la mozzarella di bufala poiché la mancanza di acqua mette in crisi anche gli allevamenti e i caseifici.

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Quindi non solo agricoltura, ma anche tutti il settore dell’allevamento è in uno stato d’emergenza.

Il grande caldo mette a dura prova la sopravvivenza e la produttività degli animali, creando patologie serie e scarsa produttività (vi abbiamo raccontato tutto nell’articolo sullo stress da caldo nelle vacche).

Non sono solo i picchi bassi di produzione e quindi il guadagno dimezzato o nullo, ma in alcune zone d’Italia molte azienda agricole o allevamenti hanno deciso di chiudere i battenti.

I casi più significativi arrivano dalla regione che forse più di tutte in questo periodo si trova in ginocchio: la Sardegna.

In particolare ad Alghero e nel Nord dell’isola, a Nuvoli.

Chiara Carboni, giovane agricoltrice, rischia di non avere prodotti in autunno perché non può programmare le sue colture visto che l’acqua irrigua arriva uno-due giorni la settimana e i pozzi aziendali si stanno prosciugando.

Situazione tragica anche per il pastore Alessandro Sechi, che trasforma il latte in formaggi innovativi, come quello senza lattosio e impagliato, è stato costretto a svendere 150 pecore per non lasciarle morire di sete e fame.

Nella zona di Oristano la musica non cambia: “Sono al limite, sto perdendo anche la fiducia, ho sempre creduto nel settore, ho investito per migliorare la mia azienda ma mi ritrovo a lavorare per pagare le rate. La siccità sta diventando pesante perché arriva in una stagione pessima, in cui il latte ci viene pagato a 50 centesimi. E’ un costo anche abbeverare le capre perché sto trasportando l’acqua con il mio camioncino.

Racconta Antonello Loi, allevatore di capre sardo.

Una vita di sacrifici, il lavoro di sempre, impegno e vedersi cancellare tutto questo per il problema dell’acqua.

Ovviamente ciò che serve in questo momento sono delle azioni concrete e tempestive da parte del governo, per cercare di limitare i danni già numerosi e irreversibili arrecati dalla siccità.

Solo alla regione Sardegna occorrono almeno 40 milioni di euro per cercare di tenere in vita il settore agricolo.

La cosa fondamentale è agire in tempi strettissimi, per cercare di limitare il più possibile il problema, e per far tirare un sospiro di sollievo a tutti gli agricoltori e allevatori stremati e preoccupati per la condizione delle loro aziende, che da sempre curano con dedizione, come solo chi ama questo lavoro sa fare.

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Emergenza siccità, tutta l’Italia in ginocchio ultima modifica: 2017-07-14T10:22:27+00:00 da Nicole

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