Botrite su pesco: riconoscimento e cure della muffa grigia su pesco

Botrite su pesco

di Dott. Giuseppe Pepe

Oggi vi parleremo della botrite su pesco.

Abbiamo già parlato della botrite sulla vite e sulle orticole in generale e della botrite su pomodoro.

Oggi ci dedicheremo invece a descrivere la botrite quando presente su pesco, descrivendone i sintomi, i danni e dando qualche consiglio su come prevenirla e curarla.

Buona lettura!

Botrite su pesco

Indice

Il pesco: breve descrizione

Il pesco è una pianta arborea originaria della Cina probabilmente introdotta in Europa a seguito delle spedizioni dalla Persia avvenute durante le conquiste di Alessandro Magno, da qui il suo nome completo, Prunus persica (L.) Batsch.

I maggiori produttori nel mondo sono Stati Uniti, Italia, Spagna, Grecia, Cina, Francia e Argentina.

In Italia si coltiva in modo specializzato sin dall’800 e le Regioni con maggior produzione sono l’Emilia-Romagna; Campania; Veneto e Lazio.

È una pianta che ha una durata economica di circa 20 anni, coltivata per i suoi dolci frutti e della quale si coltivano numerose cultivar soggette ad intensa evoluzione, distinguibili in base alla colorazione e alla consistenza della polpa e all’epoca di maturazione dei frutti.

I frutti sono delle drupe carnose, più o meno tondeggianti, con un solco longitudinale da un lato, coperte da una buccia tomentosa oppure glabre nel caso delle pesche-noci o nettarine.

La polpa è morbida e succulenta grazie all’elevato contenuto in acqua e pectine, di sapore zuccherino più o meno acidulo, di color bianco, giallo o verdastro a seconda delle cultivar.

Nelle percoche abbiamo invece una polpa più soda.

Il pesco contiene un solo seme chiamato anche mandorla.

La maturazione dei frutti avviene tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive.

La botrite su pesco

La botrite è una malattia causata da un fungo.

Il fungo in questione si chiama Botrytis cinerea Pers., e si ritrova tranquillamente in tutta Europa, su molte specie diverse sia arboree che ortive.

La botrite viene normalmente chiamata anche muffa grigia, a causa della muffa di colore grigio che si viene a creare sulla superficie degli organi della pianta oggetto di invasione.

Questa muffa grigia corrisponde all’insieme degli organi di dispersione del fungo, ovvero il mezzo con il quale il fungo cerca di trasferirsi da una pianta all’altra e di sopravvivere alle condizioni avverse, nel tempo, ai fini di riprodursi.

Come anticipato, il fungo Botrytis cinerea è un patogeno molto polifago, ovvero si sviluppa a spese di diverse specie vegetali.

Le condizioni ambientali ottimali per lo sviluppo della botrite su pesco sono temperature comprese tra i 20-25°C ed elevati tassi di umidità relativa dell’aria (maggiore o uguale al 90% di UR) che possono essere causati sia da piogge che da nebbie e assenza di correnti d’aria in seguito a interventi di irrigazione sopra chioma.

Come sempre però è importante ricordare che l’umidità relativa può essere alta anche in determinate zone del campo o della pianta rispetto ad altre, a prescindere dal fatto che ci siano state piogge o nebbia in tempi recenti.

Gli alberi traspirano acqua e aumentano l’umidità relativa nel contorno della chioma. Troppe chiome vicine o alberi ricchi di fogli e rami aumentano l’umidità nella chioma.

botrite su pesco

(foto da http://www.forestryimages.org)

La botrite su pesco infatti, come tutte le malattie fungine, può essere causata anche da eccessive densità d’impianto che creano scarsa ventilazione, poco accesso di luce e ristagni d’aria in prossimità delle piante.

Anche le irrigazioni a pioggia, a pari di una pioggia vera e propria, rispetto alle irrigazioni a goccia, aumentano l’umidità relativa degli strati d’aria al contorno delle piante di pesco, oltre che favorire la diffusione della botrite, bagnando le foglie, mediante la diffusione meccanica delle spore.

Il fungo Botrytis cinerea può conservarsi in condizioni ambientali avverse sia sotto forma di micelio fungino nei residui vegetali che sotto forma di strutture di conservazione rigide e nere dette sclerozi.

I conidi, ovvero le spore del fungo che causa la botrite del pomodoro, vengono dispersi anche dal vento, spostandosi su lunghe distanze e sono capaci di germinare anche dopo un mese dalla loro formazione.

Una volta arrivati sulle foglie, la germinazione dei conidi avviene con lentezza, richiedendo anche un giorno in funzione della presenza di acqua sulla superficie della pianta e della temperatura che deve essere intorno ai 20°C.

L’ingresso all’interno della pianta di pesco avviene in presenza di ferite.

Le ferite possono essere causate sia da danni casuali, anche in seguito alle lavorazioni che in seguito a potature.

Come sempre quindi bisogna fare attenzione alle lavorazioni e alla pulizia degli attrezzi usati perché possono diffondere la botrite da pesco a pesco, oltre che sulla stessa pianta.

Danni da botrite

I danni da botrite su pesco si possono rinvenire sui frutti sia in campo che in fase di post raccolta e conservazione, rendendoli praticamente invendibili.

In stagioni molto piovose si possono rinvenire danni da botrite quali disseccamento anche a carico dei fiori e da marciume con la caratteristica muffa grigia sulle foglie di pesco.

botrite su pesco

(foto da http://www.forestryimages.org)

Prevenzione

Analizzate le cause predisponenti vi ricordiamo che la prevenzione è sempre da attuare per scongiurare l’insorgersi di botrite, anche perché gli stessi accorgimenti aiutano a tenere sotto controllo anche altre malattie del pesco.

Le azioni preventive più importanti sono:

  • L’irrigazione sotto chioma e a goccia è sempre da preferire perché oltre che usare efficientemente la risorsa idrica, limita il diffondersi di malattie fungine. Per evitare la botrite, in particolare durante la primavera e la fine dell’estate, bisogna evitare di eccedere nelle irrigazioni e evitare di tenere bagnate le foglie per più di una giornata.
  • Anche i ristagni idrici possono aumentare l’umidità relativa, oltre che creare danni a suolo e pesco. Vanno quindi adottate tutte quelle pratiche agronomiche necessarie a ridurre il fenomeno di ristagno;
  • Da evitare gli eccessi di concimi azotati, troppo azoto equivale a botrite, altri funghi e parassiti animali;
  • Gli alberi da frutto vanno potati correttamente, garantendo il passaggio di aria e luce tra i rami;
  • Gli attrezzi che si utilizzano per le potature e per la raccolta devono sempre esser puliti e disinfettati possibilmente prima di ogni taglio, sicuramente nel passaggio da pianta a pianta;
  • Sesti di impianti tali da permettere un adeguato arieggiamento tra le piante;
  • Allontanamento e distruzione di tutti i residui colturali infetti.

Cura alla botrite su pesco

Contro i funghi e quindi contro la botrite, esistono antifungini appositamente creati ma il prodotto più usato resta il rame e i prodotti a base di esso a ridosso di ogni singolo evento piovoso, nelle ore più fresche della giornata onde evitare bruciature.

I rameici sono consentiti anche in agricoltura biologica, come altri preparati naturali quali il decotto di equiseto o il macerato di felce, con efficacia meno incisiva del rame.

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Botrite su pesco: riconoscimento e cure della muffa grigia su pesco ultima modifica: 2019-07-07T12:31:58+00:00 da Prof. Dott. Agr. Giuseppe Pepe

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